Ita_Il selfie è diventato un fenomeno centrale nei social media, riflettendo il desiderio di apparire e condividere un’immagine idealizzata di sé. Questo gesto apparentemente semplice – scattare e pubblicare un autoritratto – nasconde spesso un bisogno più profondo di approvazione e conferme attraverso like, commenti e condivisioni. Dietro l’abitudine compulsiva di pubblicare selfie può celarsi una forma di fragilità emotiva e, in alcuni casi, un narcisismo patologico. Negli Stati Uniti si parla già di “Selfie-Syndrome”, un disturbo legato all’ossessione per la propria immagine digitale. In un’epoca in cui ogni utente ha il proprio pubblico, la costante esposizione di un “sé idealizzato” può alimentare un circolo vizioso di dipendenza dall’ammirazione altrui. Interessante notare come, secondo alcune ricerche, siano le immagini degli amici – più che quelle dei VIP – a influenzare maggiormente il comportamento degli utenti, perché il confronto con persone reali e vicine è percepito come più autentico e rilevante.
En_The selfie has become a central trend on social media, reflecting a strong desire to appear and share an idealized image of oneself. This seemingly simple act – taking and posting a self-portrait – often reveals a deeper need for validation through likes, comments, and shares. The compulsive posting of selfies can sometimes indicate emotional fragility and, in certain cases, pathological narcissism. In the United States, the term “Selfie Syndrome” has already emerged to describe a condition linked to an obsession with one’s digital image. In an era where every user has their own audience, the constant exposure of an “ideal self” can fuel a cycle of dependency on admiration from others. Interestingly, research shows that images of friends – rather than those of celebrities – have a stronger influence on users, as the comparison with real, relatable people is perceived as more authentic and meaningful.