critics

Follia, confusione, assemblaggio. Olismo e dissolvenza. Il tutto loquace e il nulla marmoreo. La trasmigrazione dalla dissolvenza delle entità fisiche alle particolarità esistenziali comporta la presenza simbiotico–sinestetica di una carnalità pluridimensionata nelle evidenze.
In definitiva, tutto conduce a pensare a un’arte del dissenso, con riscontro in manifestazioni culturali plateali ancor prima della transizione tematica verso il tempo rivoluzionario dei nuovi linguaggi sociali e tecnologici. Tuttavia non si consideri l’azione artistica di Antonella Zito modanata con fini di elettricità o sconvolgimento. Al contrario, il fine è nella disposizione organica delle frantumazioni su piani di concretezza, abitudine e gestione del pensiero; nell’oscillazione in sofferenza o nell’esorbitante onda dell’ironia. Le differenze e l’omogeneità restano sedimenti di cadute e possibili risalite in un dove e in un quando che non attendono – testimoni di un divenire esplorativo quale unicizzante scopo di una molteplicità in transito dall’esclusivo visibile all’effettuale, nell’organicità tematica di una meta-realizzazione ologrammica.

Carmen de Stasio

L’opera della Zito è quella di creare un’arte che racconti questo nostro vivere oggi il mondo contemporaneo e riuscire a rappresentare la realtà senza essere stilisticamente falsi. Un’arte allegorica e costruttiva, che ribalta le norme stilistiche, accentuando lo scarto tra significante e significato, rifiutando il già visto e la banalità, pratica artistica come veicolo di idee dunque per nuovi usi del linguaggio dell’azione.
Forse l’inconscio collettivo richiede alla nostra artista di dirci cosa sia la realtà piuttosto che di raccontarci di mondi immaginari e utopici, non come nel modernismo inventando opere dal nulla, ma di creare con quello che si ha a disposizione mediante un meccanismo che trasforma l’immagine ed il suo significato.

Mirella Coricciati